Un dolore acuto al dente, un gonfiore improvviso alla guancia o una sensazione di malessere generalizzato possono essere i primi segnali di un ascesso dentale. Si tratta di un’infezione localizzata che interessa i tessuti molli attorno alla radice del dente o le gengive, causata da batteri che si insinuano a seguito di una carie profonda, di una frattura o di una malattia parodontale. Riconoscere in tempo i sintomi è fondamentale per evitare complicazioni più serie e intervenire nel modo corretto.
Il sintomo più comune è un dolore intenso e pulsante, localizzato sul dente interessato e spesso accompagnato da una sensazione di pressione che aumenta durante la masticazione. Nelle ore successive può comparire un gonfiore evidente alla guancia o alla gengiva, spesso associato a un arrossamento della zona. Alcune persone riferiscono anche una maggiore sensibilità al caldo e al freddo, una sensazione di dente “spinto verso l’esterno” o la difficoltà ad aprire completamente la bocca.
Nei casi più gravi, il dolore può irradiarsi verso l’orecchio o il collo e possono insorgere febbre, malessere generale, stanchezza e alito cattivo. La presenza di pus è un chiaro segnale di infezione, ma in alcuni casi non è visibile subito, specialmente se l’ascesso non ha ancora formato una fistola.
Non tutti gli ascessi dentali si manifestano con dolore. A volte l’infezione si sviluppa lentamente e non provoca fastidi immediati. In questi casi, la presenza di una piccola bolla sulla gengiva, simile a un brufolo, può essere l’unico segnale visibile. Questa bolla può rompersi spontaneamente, lasciando fuoriuscire del pus e dando un senso di sollievo temporaneo.
Tuttavia, anche in assenza di dolore, l’infezione continua a progredire in profondità. Altri segnali da non trascurare sono un leggero gonfiore persistente, una sensazione di sapore amaro in bocca o un dente che inizia a muoversi più del normale.
La durata di un ascesso dentale varia a seconda della causa, della risposta del sistema immunitario e della tempestività con cui si interviene. In generale, un ascesso non trattato può peggiorare nel giro di pochi giorni, diventando più doloroso e più esteso. Se si inizia una terapia antibiotica prescritta dal dentista, i sintomi tendono a migliorare entro due o tre giorni, ma questo non significa che l’infezione sia risolta. Senza un trattamento specifico per eliminare la causa – che può essere una carie profonda o un’infezione del parodonto – l’ascesso rischia di tornare.
La cura dell’ascesso dentale inizia sempre con una valutazione professionale. Il dentista deve identificare l’origine dell’infezione per intervenire nel modo più efficace.
Nella maggior parte dei casi viene prescritto un antibiotico per ridurre l’infiammazione e il dolore, ma questo è solo un primo passo. Una volta stabilizzata la situazione, sarà necessario procedere con la devitalizzazione del dente, se la causa è una pulpite, oppure con il drenaggio dell’ascesso se c’è una raccolta importante di pus. Nei casi più complessi o se il dente è compromesso in modo irreversibile, si valuta l’estrazione.
L’ascesso si riassorbe quando il pus viene eliminato e l’infezione viene controllata. Questo processo può avvenire spontaneamente, ad esempio con la comparsa di una fistola che permette al pus di fuoriuscire, ma nella maggior parte dei casi è necessario un intervento odontoiatrico. Se l’ascesso è profondo, potrebbe essere necessario aprire un piccolo varco per permettere il drenaggio. In altri casi, la devitalizzazione del dente consente di eliminare il focolaio infettivo e favorire la guarigione.
La scelta dell’antibiotico dipende da vari fattori, tra cui la gravità dell’infezione e l’eventuale allergia a determinati farmaci. I principi attivi più utilizzati sono l’amoxicillina, spesso associata all’acido clavulanico per aumentarne l’efficacia, oppure la clindamicina per i pazienti allergici alla penicillina. In alcuni casi si ricorre al metronidazolo, da solo o in associazione, soprattutto quando si sospetta la presenza di batteri anaerobi.
È importante sottolineare che l’antibiotico non risolve da solo il problema: è un supporto temporaneo che consente di guadagnare tempo e alleviare i sintomi, ma l’intervento odontoiatrico resta essenziale.
Se l’antibiotico è efficace, già dopo le prime 24-48 ore si nota una riduzione del dolore, un miglioramento del gonfiore e, nei casi in cui era presente la febbre, un ritorno alla normalità. Anche il sapore sgradevole in bocca e la secrezione di pus tendono a diminuire. Tuttavia, il miglioramento dei sintomi non deve mai indurre a sospendere la terapia prima del termine prescritto. Interrompere l’assunzione troppo presto può favorire una ricaduta dell’infezione o lo sviluppo di ceppi batterici resistenti.
Un ascesso dentale non trattato può diffondersi oltre il dente e interessare altre zone del viso, del collo o persino gli organi interni. In rari casi può evolvere in una cellulite facciale, una condizione grave che coinvolge i tessuti molli del volto e che può richiedere un ricovero ospedaliero. Ancora più pericolosa è l’angina di Ludwig, una complicanza rara ma potenzialmente fatale che interessa il pavimento della bocca e può causare difficoltà respiratorie.
Anche la sepsi, ossia la diffusione dell’infezione nel sangue, è un rischio reale in casi estremi. Per questo motivo, è essenziale non trascurare mai un ascesso e non attendere che “passi da solo”.
Se, nonostante la terapia antibiotica, l’ascesso non si riduce o continua a ripresentarsi, è fondamentale una nuova visita dal dentista per approfondire le cause. In certi casi può essere necessaria una radiografia per capire se ci sono aree infette non ancora individuate.
Può trattarsi di una devitalizzazione incompleta, di un dente con fratture interne o di un’infezione che ha coinvolto anche l’osso. In altri casi, l’infezione è sostenuta da una tasca parodontale profonda, che richiede un trattamento diverso rispetto a quello di un ascesso di origine endodontica. L’importante è non ignorare il problema: ogni giorno di ritardo può peggiorare il quadro clinico.
In linea generale, il pronto soccorso non è la prima scelta per trattare un ascesso dentale. Tuttavia, ci sono situazioni in cui è indispensabile. Se il gonfiore si estende rapidamente a tutta la guancia, al collo o rende difficile aprire la bocca, deglutire o respirare, è necessario recarsi immediatamente in ospedale. Lo stesso vale in caso di febbre alta persistente, brividi, tachicardia o senso di disorientamento. Questi segnali possono indicare che l’infezione si sta diffondendo oltre la bocca e che servono interventi urgenti per evitare complicazioni gravi.
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