La parodontite è una patologia che, se trascurata, può compromettere seriamente la salute dei denti e delle gengive. Nei casi più avanzati non si tratta soltanto di un problema estetico, ma di una condizione clinica che mette a rischio la stabilità dentale e la salute dell’intero cavo orale. Negli ultimi anni, però, le terapie si sono evolute grazie a tecnologie moderne e protocolli clinici sempre più mirati.
In questo articolo esploriamo cos’è la parodontite, le sue cause, le classificazioni cliniche e le terapie più efficaci oggi disponibili.
La parodontite, comunemente nota come piorrea, è un’infezione cronica che colpisce i tessuti di sostegno del dente: gengiva, osso alveolare, legamento parodontale e cemento radicolare. Quando la placca batterica non viene rimossa in maniera adeguata, si trasforma in tartaro e penetra in profondità, provocando infiammazione cronica e progressiva distruzione dei tessuti di supporto.
Nei primi stadi la malattia può manifestarsi con gengive arrossate, sanguinamento durante lo spazzolamento e alitosi persistente. Con il tempo, se non trattata, porta al riassorbimento osseo e alla mobilità dentale fino alla perdita definitiva dei denti.
Il riassorbimento osseo orizzontale è una delle forme più comuni di perdita ossea legata alla parodontite. Si caratterizza da una riduzione uniforme dell’altezza dell’osso che circonda i denti, come se fosse stato abbassato in maniera parallela. Questo tipo di danno può interessare più denti contemporaneamente e, se non intercettato in tempo, può compromettere la stabilità dell’intera arcata.
Dal punto di vista clinico, la parodontopatia con riassorbimento osseo orizzontale viene diagnosticata tramite radiografie endorali o panoramiche, che mostrano chiaramente la riduzione ossea. Il trattamento prevede terapie rigenerative e chirurgiche atte a contenere la progressione e, nei casi più avanzati, a recuperare parte dell’osso perduto.
Un’altra complicanza frequente nei pazienti con parodontite è l’ascesso parodontale. Si tratta di una raccolta di pus che si forma all’interno della tasca parodontale a causa della proliferazione batterica. L’ascesso può manifestarsi con dolore acuto, gonfiore gengivale, sensibilità aumentata e in alcuni casi febbre.
La sua comparsa indica che l’infezione è in fase attiva e richiede un trattamento immediato. La terapia consiste nella drenaggio dell’ascesso, nella pulizia profonda della tasca e nella prescrizione di antibiotici mirati. È un campanello d’allarme che sottolinea quanto sia importante non trascurare la malattia parodontale.
La causa principale della parodontite è l’accumulo di placca batterica, ma diversi fattori possono contribuire a peggiorarne l’evoluzione. Tra i più comuni troviamo:
Anche alcune terapie farmacologiche e malattie sistemiche possono aumentare il rischio di sviluppare la parodontite. È dunque una patologia multifattoriale, dove lo stile di vita gioca un ruolo importante insieme alla predisposizione individuale.
Dal punto di vista clinico, la parodontite si classifica secondo diversi criteri. Storicamente veniva distinta in parodontite cronica e aggressiva, ma le più recenti linee guida internazionali adottano una classificazione basata su stadi e gradi:
Oltre agli stadi, viene valutato il grado di progressione (A, B o C), che indica la velocità con cui la malattia avanza.
La forcazione è lo spazio tra le radici dei denti pluriradicolati (come i molari). La parodontite può colpire queste zone in modi diversi, ed è qui che entra in gioco la classificazione dei gradi di forcazione:
Questa valutazione è fondamentale perché determina la scelta terapeutica: da trattamenti di parodontologia non chirurgica a interventi più complessi come chirurgia rigenerativa o resezione radicolare.
Un paziente può sospettare di avere una forma grave di parodontite quando compaiono sintomi come:
La diagnosi definitiva, tuttavia, può essere fatta solo dal dentista tramite sondaggio parodontale e radiografie, strumenti che consentono di valutare la profondità delle tasche e l’entità della perdita ossea.
Il primo passo per fermare la progressione della parodontite è rivolgersi a uno specialista. Tuttavia, il paziente può contribuire con una scrupolosa igiene orale domiciliare, che include:
In studio, invece, lo specialista può intervenire con scaling e root planing, laserterapia, terapia antibiotica mirata e, nei casi più gravi, chirurgia parodontale rigenerativa. Le terapie moderne consentono non solo di fermare la progressione della malattia, ma anche di recuperare parte dei tessuti persi.
Il tempo necessario per stabilizzare la parodontite varia in base alla gravità iniziale e alla risposta individuale al trattamento. Nelle forme lievi possono bastare poche sedute di igiene professionale approfondita, mentre nelle forme avanzate i protocolli terapeutici possono estendersi per mesi.
La guarigione non deve essere intesa come una scomparsa definitiva della malattia, ma come il raggiungimento di una condizione stabile, in cui i sintomi sono sotto controllo e i tessuti parodontali non peggiorano ulteriormente. Con un follow-up regolare, è possibile mantenere i denti sani per molti anni.
La ricerca scientifica sta offrendo nuove prospettive per il trattamento della parodontite. Tra le novità più rilevanti troviamo:
Queste innovazioni stanno trasformando la parodontologia in una disciplina sempre più orientata alla rigenerazione e alla prevenzione.
Affrontare la parodontite in maniera tempestiva è essenziale per preservare la salute orale e la qualità della vita. Se sospetti di avere sintomi riconducibili a questa malattia, è fondamentale rivolgersi a uno specialista esperto.
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